In ricordo del Professor Francesco Candura (1929-2019)
Francesco Candura nasce a Resina (oggi Ercolano) il 27 agosto 1929.
Conseguita non ancora diciottenne la maturità classica, il giovane Candura s’immatricola a Medicina all’Università di Pavia ed è ammesso al Collegio Borromeo.
Frequenta la clinica medica diretta da Paolo Introzzi e consegue nel 1953 la laurea con lode (nel 1953) .Specializzato in “malattie dell’apparato digerente, sangue e ricambio”, diventa quindi assistente e consegue la libera docenza in patologia medica.
Allievo di Salvatore Maugeri consegue la specializzazione e quindi la libera docenza in medicina del lavoro. E’ ancora il periodo dell’evidenza, a volte in proporzioni epidemiche, delle malattie professionali: dai casi di silicosi al solfocarbonismo, alla leucemia da benzene. A queste malattie professionali “classiche” si affiancano tecnopatie “di seconda generazione” che in parte configurano anche la patologia professionale più recente ad esempio per il crescente numero di materie plastiche ed elastomeri con esposizione professionale a centinaia di composti chimici. Sono di questi anni la vera e propria epidemia di neuropatia da n-esano, dei casi di carcinoma della vescica urinaria da ammine aromatiche del sempre maggior numero di allergopatie professionali, cutanee e respiratorie .
L’attività clinica e scientifica di Candura, nell’Istituto diretto dal suo Maestro, è soprattutto caratterizzata da osservazioni e ricerche nel campo della tossicologia industriale, con la pubblicazione di studi pionieristici su alcuni metalli e composti organici .
Sempre negli anni ’60 del secolo scorso nasce infatti con lui l’idea di un approccio alla disciplina di tipo merceologico-tecnologico: sceglie la strada di individuare i danni in funzione dei fattori di rischio presenti nei vari momenti dei singoli cicli produttivi, di beni e servizi. Lo fa procedendo a un censimento sistematico di detti fattori, allo scopo di contenerli sotto limiti prefissati e periodicamente revisionati in base al progredire delle conoscenze scientifiche. Lo slogan «censire i rischi per poterli censurare», coniato già nel 1961, incisivamente riassume tutto ciò. E’ questo il filo conduttore di un trattato di tecnologia industriale “a uso dei cultori di medicina del lavoro”, la cui prima edizione risale al 1965 sotto forma di dispensa universitaria, mentre l’ultima edizione esce all’inizio del nuovo millennio .
Nel 1968 Candura è chiamato all’Università di Sassari come professore incaricato di Medicina del Lavoro; nel 1971 diventa ordinario e vi insegna per otto anni, senza mai recidere il cordone ombelicale con la Scuola pavese.
Al periodo sardo appartengono le osservazioni sui danni (fisici e psicologici) causati ai lavoratori autoctoni dal brusco passaggio da attività tradizionalmente agricole, marittime e pastorali al lavoro industriale.
Rientrato a Pavia nel 1976, succede alla Cattedra di Maugeri, assumendo la direzione dell’Istituto e della Scuola di Specializzazione dallo stesso creati.
Dagli anni ’80 l’attenzione della Scuola pavese è anche focalizzata su alcune tematiche “emergenti”, tra cui l’allergologia occupazionale, l’ergonomia, la psicologia del lavoro. Candura crea quindi due nuove Scuole di Specializzazione (Allergologia e Immunologia clinica; Psicologia) e fonda il Giornale Italiano di Medicina del Lavoro (in seguito denominato Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia).
Dal 1982 al 1988 è Presidente della Società Italiana di Medicina del Lavoro e dal 1998 al 2001 è direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva, Occupazionale e di Comunità dell’Università di Pavia.
Gli ultimi due decenni del ventesimo secolo rappresentano il periodo della massima attività e notorietà: medaglia d’oro al merito della Sanità pubblica, nel 1992 riceve in Campidoglio il Premio internazionale “Buccheri-La Ferla” per gli importanti contributi portati alla disciplina.
La produzione scientifica complessiva di Candura comprende più di 300 pubblicazioni, oltre a 48 raccolte di scritti di carattere letterario.
L’inizio del terzo millennio è purtroppo caratterizzato da due eventi che lasciano il segno: la malattia e la perdita dell’amata moglie Luisa Malaspina, inseparabile compagna di una vita, e la ultima lectio discipulis per raggiunti limiti d’età. A mitigare il dispiacere arrivano i sospirati nipotini e il conferimento del titolo di Professore Emerito.