Il 12 marzo si celebra la “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari”

La Giornata è prevista dalla Legge 14 agosto 2020, n. 113 “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie” e si celebrerà ogni anno in data 12 marzo, lo stesso giorno della Giornata europea promossa dal Consiglio degli ordini dei medici europei (CEOM).

In occasione di tale Giornata “le Amministrazioni Pubbliche, anche in coordinamento con gli enti e gli organismi interessati, promuovono l’attenzione e l’informazione sul tema della violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, nell’ambito delle rispettive competenze e attraverso idonee iniziative di comunicazione e sensibilizzazione”.

La Legge di cui sopra ha inasprito il quadro sanzionatorio per le aggressioni ai danni del personale sanitario prevedendo la reclusione da quattro a dieci anni per le lesioni gravi cagionate agli esercenti professioni sanitarie e sociosanitarie e la reclusione da otto a sedici anni per le lesioni gravissime; è stata inoltre introdotta una nuova circostanza aggravante per i delitti commessi a danno degli operatori sanitari con violenza o minaccia, in presenza della quale i reati di lesioni e percosse sono sempre procedibili d’ufficio, anche quando da esse derivi una malattia di durata non superiore ai venti giorni; la perseguibilità dei reati aggravati è così svincolata dalla gravità della lesione, nonché dalle valutazioni della vittima circa l’opportunità di querelare.

Tale Legge è stata dettata dalla preoccupazione del legislatore in merito alle crescenti aggressioni, sia fisiche che verbali, a carico degli operatori sanitari.  I dati INAIL, quasi certamente sottostimati, ci delineano infatti in ambito sanitario un incremento degli infortuni sul lavoro dovuti ad aggressioni: nel quinquennio 2015-2019 sono stati quasi 11mila i casi di aggressione nei confronti di personale sanitario, circa il 9% di tutti gli infortuni (contro un rapporto aggressioni/infortuni del 3% –di media – negli altri settori).

A completare il provvedimento vi è poi l’istituzione dell’”Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie” presso il Ministero della Salute,  che avrà il compito di monitorare gli episodi di violenza commessi ai danni del personale sanitario e di promuovere la diffusione di buone prassi e lo svolgimento di corsi di formazione finalizzati alla prevenzione e alla gestione delle situazioni di conflitto e al miglioramento della comunicazione con gli utenti.

Infine la Legge 113 indica che le strutture presso le quali opera il personale sanitario prevedano, nei propri piani per la sicurezza, misure volte a stipulare specifici protocolli operativi con le forze di polizia, per garantire il loro tempestivo intervento.

Le aggressioni fisiche e verbali hanno ripercussioni sullo stato di salute degli operatori sanitari, sia di natura infortunistica che psicologica, fino a provocare quadri psichiatrici conclamati di disturbo post-traumatico da stress o dell’adattamento; pertanto il medico competente rientra tra le figure aziendali che hanno il compito di collaborare con il datore di lavoro, insieme ad RSPP e risk manager, al fine di  individuare strategie preventive mirate, che possono essere di varia natura: ambientali, organizzative ed individuali, quali ad esempio l’attivazione di supporto psicologico e/o psichiatrico per il personale vittima di violenza. Tra le strategie preventive merita particolare importanza l’attività di formazione non solo del personale sanitario, ma anche amministrativo di front-office, al fine di accrescere l’acquisizione di competenze di comunicazione, nonché di valutazione e gestione delle situazioni più a rischio.

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